Da quando si sono svolte le prime elezioni libere – era il 1946 – fino ad oggi si sono succedute a Grottaferrata 22 amministrazioni comunali, alla cui guida si sono avvicendati 17 sindaci (alcuni eletti più di una volta). Nell’intero periodo le amministrazioni elettive sono state inframezzate da 4 gestioni commissariali.
I 17 sindaci eletti, salvo piccole sfumature o collocazioni contingenti, conseguenti al modificarsi delle condizioni politiche, sono riconducibili alle seguenti appartenenze: 9 democristiani (di cui almeno un paio di inclinazione destrorsa), 4 repubblicani, 2 dichiaratamente di destra, un socialista, un comunista (il primo sindaco del dopoguerra, eletto nell’immediatezza del clima creato dal comitato di liberazione nazionale).
Esaminando questa storia, senza entrare nel merito delle qualità personali dei singoli (vi sono stati sindaci di capacità elevata e sindaci che non hanno lasciato segni tangibili), è possibile fare alcune riflessioni.
L’arco di tempo considerato deve essere suddiviso in tre periodi distinti, scanditi dalle modifiche dei sistemi elettorali avvenute nel 1956 e nel 1993.
- Nel primo periodo (1946-1956) – in cui vigeva un sistema maggioritario con elezione del sindaco da parte dei consiglieri – hanno guidato l’amministrazione comunale due soli sindaci, il cui mandato è durato quanto le rispettive consiliature, a dimostrazione della bontà del sistema, ma forse anche per la scarsa attitudine all’intrigo che avevano allora le forza politiche, memori di un recente passato privo di democrazia.
- Nel secondo periodo (1956-1993) i consigli comunali venivano eletti con il sistema proporzionale. I sindaci e le giunte, essendo votati dai consiglieri, erano pressoché passivi rispetto alle maggioranze che di volta in volta si formavano o che si modificavano, anche nel corsodelle consiliature. I partiti, e quindi i gruppi consiliari, tessevano e disfacevano le trame delle amministrazioni. La conseguenza è stata che nei 37 anni di questo periodo si sono avute 14 sindacature, con una durata media di circa 31 mesi per mandato (2,6 anni), poco più della metà della durata prevista dalla legge in 5 anni. I partiti però tendevano a mantenere in piedi i consigli comunali, dando ad essi indicazioni per cambiare cavalli e cavalieri. Grazie a questo “spirito di sopravvivenza”, in questo ampio periodo si è avuta una sola gestione commissariale.
- Il terzo periodo (dal 1993 a tutt’oggi) è successivo alla riforma che il legislatore varò nella speranza di rimediare alle interruzioni premature delle compagini amministrative, che si verificavano un po’ ovunque. Si pensò ad una soluzione che potesse garantire una maggiore governabilità e venne introdotto il sistema maggioritario a doppio turno per l’elezione diretta del sindaco. All’inizio il nuovo sistema parve funzionare, ma non si erano fatti i conti con l’implosione dei partiti che da lì a poco avrebbe travolto il sistema politico italiano. Orfani dei basilari valori sociali, i partiti si trasformarono in apparati autoreferenziali, permeabili a qualsiasi portatore di interessi, prevalentemente alieni da quelli generali della società. Il risultato di una tale situazione è stato il prevalere di aggregazioni elettorali improvvisate, eterogenee e spurie, del tutto inidonee ad assicurare governi efficaci e duraturi. Anche Grottaferrata ha dovuto subire le conseguenze di un siffatto sistema. In questo periodo, che avrà un’età di 24 anni alla data delle prossime elezioni, si sono avute 6 sindacature, con una durata media di circa 44 mesi per mandato (3,6 anni). Una media che sarebbe nettamente più bassa se non ci fosse stato un sindaco che, affrancatosi dai partiti, è riuscito a resistere più d’una volta per l’intero mandato; una media che risulta comunque ben al di sotto del tempo fissato per la scadenza naturale.
Si deve inoltre evidenziare come le coalizioni tradizionali, per le ragioni sopra illustrate e per la loro supponenza, hanno fallito in modo così eclatante da costringerci a guardare una impietosa altalena, dove apparivano, alternandosi, sindaci e commissari prefettizi: in questo periodo abbiamo visto il volto di quattro sindaci e di ben tre commissari prefettizi.
E le forze politiche nazionali oggi cosa stanno facendo per cambiare la situazione? Nulla! Oggi quelle tradizionali sono ancora troppo impegnate a curare le beghe interne, cercando di raccogliere i cocci di un mosaico in frantumi perché ognuno che vi mette le mani vuole comporlo con il proprio esclusivo disegno. Inoltre non confortano le nuove esperienze d’ispirazione nazionale, per le quali non è dato ancora conoscere l’effettiva affidabilità.
In questo panorama di totale frammentazione e di incerto futuro si è andata invece consolidando a Grottaferrata la formazione de La Città al Governo, un movimento ben strutturato, caratterizzato dalla freschezza delle sue idee per una buona amministrazione. Un gruppo di persone capaci e schiette, che da alcuni anni sta lavorando, coinvolgendo i cittadini sulle tematiche di comune interesse: dal sociale allo sport, dalle attività produttive alle tradizioni popolari, dal risparmio energetico alla raccolta differenziata, dalla difesa dei beni comuni alla tutela del suolo.
Un movimento dove le pregresse esperienze politiche sono una risorsa, perché portata da chi ha saputo respingere metodi non tollerabili, e soprattutto posta a servizio di un progetto di ampia prospettiva.
Un movimento consapevole che l’attività di una sana amministrazione deve essere sobria e virtuosa, assicurando la concreta partecipazione dei cittadini alle scelte fondamentali.
La città al Governo ha individuato in Rita Consoli il proprio candidato per ricoprire la carica di sindaco. Una giovane ed esperta donna grottaferratese, in grado di rappresentare al meglio i valori espressi dal movimento e che ha dimostrato, attraverso la sua esperienza amministrativa, di possedere coerenza e tenacia, qualità necessarie per sospingere il progetto di rinnovamento, di buon governo e di partecipazione democratica che il movimento propone alla comunità.
Un progetto aperto a tutti, che potrebbe arricchirsi del prezioso contributo di quanti hanno veramente a cuore le sorti di questa città e di quanti hanno ben operato per essa.
Assistiamo invece al caparbio perpetuarsi delle vecchie logiche aggregative di mero stampo elettoralistico. Non si riesce a vedere oltre la data della competizione elettorale, anzi, si procede volgendo le spalle all’obiettivo. Governare o non governare, governare bene o governare male poco interessa: poi si vedrà.
Siamo quindi costretti a leggere nuovamente pagine già lette, con le stesse frasi, le stesse parole, gli stessi metodi.
A brigante, brigante e mezzo. È con il “pertiniano” motto, anziché con il confronto democratico o con una concreta e accattivante novità, che si intende battere l’avversario di turno. E per lo scopo si tenta magari di procedere con qualche ripescaggio, con il collante dell’autoconservazione e con le categorie dell’affettività – positive o negative – che sono la negazione delle categorie politiche a cui è necessario tendere con razionalità, se si vuole perseguire l’interesse generale.
Si tratta di una strategia di corto respiro che, se pure riuscisse nell’intento di ribaltare, ad esempio, gli equilibri interni al PD locale, non porterebbe alcun contributo al necessario rinnovamento dalla classe politica e amministrativa di Grottaferrata, sempre che sia effettivamente questo l’obiettivo; e con il rischio di scivolare facilmente nello strisciante conservatorismo.
Le altre forze politiche e gli altri movimenti arrancano, improvvisando per l’occasione variopinte e improbabili formazioni, in uno scenario confuso e di palese fragilità.
Ma tutta questa gente qualcosa in comune ce l’ha: è gente seriosa. Non ridono quasi mai. Sì, muovono le labbra per qualche sorriso di circostanza, per qualche risata ironica. Ma gli occhi no, con gli occhi non ridono mai.
L’orizzonte è incerto, e in molti confondono il tramonto con l’alba. Eppure tutto è a portata di mano.
Coraggio!
Non è poi così difficile voltare pagina e far tornare a ridere anche gli occhi!
