Nel Consiglio Comunale di ieri abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione che nella maggioranza, su troppi temi, non c’è condivisione né unità.
Come già avvenuto in passato, nel rispetto del Regolamento Comunale e senza che si scandalizzasse nessuno, è stato presentato un ordine del giorno protocollato il giorno prima dal PD ma condiviso anche da La Città al Governo. L’ordine del giorno prevedeva l’impegno per il sindaco ad unirsi a tanti altri comuni per richiedere al Ministro dell’Interno e al Governo l’apertura di un confronto istituzionale per valutare gli effetti e le ricadute del Decreto Sicurezza sui territori e la messa in atto di tutte quelle misure necessarie a mitigare tali ricadute.
La Città al Governo ha sottolineato la necessità di coerenza nell’azione della maggioranza la quale, votando favorevolmente, avrebbe dimostrato continuità con quanto enfaticamente pronunciato in aula in altre occasioni, come il gemellaggio con Betlemme o l’adesione alla Conferenza permanente delle Città storiche del Mediterraneo. Le parole valgono sempre, grave sarebbe, oltre che troppo comodo, se valessero solo per le realtà che ci sono lontane e che pertanto non ci disturbano.
Tale argomentazione evidentemente ha messo in difficoltà i consiglieri di maggioranza ancor più di quanto non lo fossero già, tanto che è stata richiesta dal consigliere Pompili una sospensione. Peccato che tutta la coerenza che sono riusciti a trovare nella lunga pausa ha portato la maggioranza ad esprimere un voto di astensione, un voto che salva capra e cavoli. Il provvedimento così è passato senza che nessuno si sia esposto e la maggioranza ha dato una debole parvenza di compattezza. “Che tocca fà pè sembrà tutti civici”.
Questa è stata l’ennesima situazione in cui l’amministrazione ha speso le proprie energie per contenere le differenze e per arginare le probabili rotture. È scontato che quando su ogni argomento si debbano gestire precari equilibri, non si ha più molto tempo da dedicare al lavoro impegnativo e faticoso necessario a governare una città. Si cade quindi nell’immobilismo. L’amara considerazione che facciamo ed abbiamo fatto in altre occasioni è che questo è ciò che sta accadendo a Grottaferrata ormai da circa un anno.
Ma non basta il proprio immobilismo, la maggioranza immobilizza anche qualunque iniziativa che provenga dalla minoranza.
Ricordiamo, tra le tante cose bocciate, la proposta di modifica dello statuto e del regolamento, che ci impedirono di raggiungere un risultato immediato con la nostra mozione di ottobre 2017 e ad oggi è tutto fermo. Ricordiamo ancora che questo è quanto già accaduto ad ottobre per la nostra mozione sui rifiuti “Strategie per il miglioramento della raccolta dei Rifiuti Solidi Urbani e misure di contrasto alla migrazione ed abbandono degli stessi” che è rimasta per ben cinque mesi chiusa in qualche cassetto senza che a nessuno sia venuto in mente di lavorarci, per poi giungere alla richiesta in Consiglio Comunale di ritirarla. Visto poi che il messaggio della maggioranza è che non possono approvare le nostre proposte perché non le condividiamo prima, ricordiamo a tutti i numerosissimi contributi che puntualmente portiamo in ogni commissione che non vengono mai accolti, come è stato per l’ultimo punto all’odg di ieri, “Indirizzi per la costituzione di una banca dati relativa a quantità e qualità e la localizzazione del fenomeno dell’abusivismo”, per il quale avevamo chiesto da novembre di inserire nel testo della delibera tempi certi, una pianificazione a supporto delle scelte e l’estensione dello studio all’intero territorio.
Sarebbe ora che la si smettesse di richiedere alle opposizioni di ritirare i propri atti. Anche Ieri è accaduto e per ben due volte: sull’Ordine del giorno appena detto e sulla mozione che La Città al Governo ha presentato per l’eliminazione dei parcheggi blu a Valle Violata.
Gli atti si votano responsabilmente e soprattutto serenamente, se si ha davvero a cuore l’interesse della città. Si può esprimere un voto favorevole, si può esprimere un voto contrario, ci si può anche astenere dalla votazione e addirittura l’atto si può emendare apportando le modifiche che si ritengono più rispondenti alle proprie valutazioni. Ma non si può davvero più assistere alla richiesta che l’atto venga ritirato solo perché trattasi di provvedimento condivisibile ma che non proviene dalle fila della maggioranza.
Le argomentazioni puntualmente utilizzate per giustificare la richiesta di ritiro fanno riferimento ai pareri tecnici e contabili, spesso negativi per le proposte di minoranza (ricordiamo che il parere non impegna il consiglio nelle decisioni politiche e nel merito avremmo qualche approfondimento da fare prossimamente) e alla mancata (e quindi colpevole?) condivisione del provvedimento con la maggioranza (ma dove sta scritto che le opposizioni prima di presentare atti debbano condividerli?) e che lavorandoci insieme nelle commissioni si produrrebbe un lavoro migliore. Abbiamo invece il sospetto che il ritiro serva soltanto a togliere alle opposizioni la paternità dell’atto.
Per celare le debolezze della maggioranza, la strategia è rendere deboli anche le minoranze, con il risultato che nulla si riesca a fare per la città, Piano Regolatore fermo agli anni sessanta in primis.