La Città al Governo e i cittadini escono dall’aula

Una maggioranza dimessa, facce compunte e occhi bassi, completamente abbandonata per una sera l’arroganza mostrata per un anno e mezzo, ha recitato a copione nel pomeriggio di oggi una “riapparizione” non convincente e penosa, nell’aula che l’ha vista assente per oltre 90 giorni.

Dopo la ratifica di prammatica dei nuovi membri di giunta (dei quali non si è avuto il piacere di sentire la voce, neanche per presentarsi) e della surroga del nuovo consigliere che prenderà il posto dell’assessore Palozzi, la parte significativa della seduta di oggi è stato il dibattito scaturito dalla mozione di sfiducia presentata dai sei consiglieri di opposizione.

Alla richiesta di spiegazioni circa le motivazioni che hanno portato alla paralisi dell’attività politico-amministrativa per quasi tre mesi – intervallo che un consigliere ha misurato in 50 giorni e che il sindaco, dando subito prova della nuova sintonia, ha ridimensionato in 15 giorni (perché agosto non conta e qualche atto amministrativo, non politico, è stato espletato) – le parole che sono state pronunciate dagli esponenti di maggioranza lasciano interdetti e sono preoccupanti per il futuro di questa amministrazione.

Visi tirati, dicevamo, e apparenti atti di coraggio, quasi a sfidare alcuni degli ex assessori che erano seduti tra il pubblico, accompagnati da un entourage che non si è fatto scrupolo di commentare con sarcasmo e a voce alta le affermazioni dei loro ex-colleghi.

Alcuni consiglieri di maggioranza ci hanno spiegato che le cose, in maggioranza, non andavano un granché da mesi. Abbiamo appreso che alcune cose non sono state fatte per niente o potevano essere fatte meglio e che, forse per inesperienza di alcuni o per scarsa comprensione del ruolo, certi consiglieri hanno votato compatti decisioni da loro non pienamente condivise e hanno sopportato la scarsa comunicazione di sindaco e giunta nei loro confronti.

Qualcuno ha dichiarato di aver patito un’assoluta mancanza di risposta alle proposte da lui stesso presentate all’attenzione del Suo Sindaco e della Sua Giunta, qualcun altro si è rammaricato di non aver prestato la dovuta attenzione ad alcune proposte interessanti presentate dalla minoranza e di averle bocciate per un mal interpretato spirito di squadra, per essere andato dietro a una politica che ha ragionato con i soliti schemi, non analizzando le idee nel merito ma in modo pregiudiziale.

Tutte affermazioni che hanno palesemente confermato ciò che da mesi La Città al Governo stà denunciando.

Invitati dalla capogruppo di LCG, Rita Consoli, a spiegare in cosa consista il “programma in 28 punti” di cui si è parlato sulla stampa – e che non sappiamo in che modo sia compatibile col Piano programmatico mai discusso in aula e approvato da tutta la maggioranza a inizio mandato – hanno risposto che il piano è in costruzione, che è ambizioso e che sarà reso noto al più presto, nel frattempo si stà cercando di “impostare la rotta sul navigatore satellitare”.

No, non avete capito male, la rotta al momento non è ancora stata definita!

Tutti i consiglieri di maggioranza, esponenti dei sette “dissenzienti” e fedelissimi, hanno informato i presenti che non esiste più una maggioranza aprioristicamente coesa e che la fiducia sarà espressa sulle cose che si faranno, su quanto dei famosi 28 punti sarà realizzato (come e quando). Non si può quindi dare per scontata nessuna coesione, si vedrà nei fatti se il Fontana 2, o “2.0” come qualche giovane ha definito, continuerà la sua avventura.

Qualcun altro ha addirittura spiegato che la politica è questa, che è normale che ci sia una maggioranza nella maggioranza e che, quando manchi l’unanimità, si proceda al conto dei voti.

E’ quindi assolutamente normale (signori, è pura matematica!) che sette consiglieri tengano in scacco il sindaco e decidano al posto suo quali assessori devono andare a casa.

E il sindaco, in tutto questo? Come ben detto da Roberto Maoli per LCG, era evidente dalle dichiarazioni dei consiglieri che il sindaco fosse, nei fatti, commissariato e che non avesse la possibilità di prendere decisioni autonome; come poi sottolineato da Rita Consoli, in queste condizioni il sindaco potrebbe non essere in grado di svolgere con serenità il proprio mandato, proprio a causa della necessità di pesare col bilancino ogni passo e ogni decisione, visto che su ogni passo e su ogni decisione dell’Amministrazione i consiglieri di maggioranza hanno dichiarato di voler esprimere la propria fiducia.

In pratica gli stessi che per oltre un anno hanno dimostrato di non essere in grado di discutere alcunchè in Consiglio Comunale, che hanno votato bovinamente per “spirito” di maggioranza, adesso dichiarano di essere in grado di “guidare” il sindaco, valutandone volta per volta l’operato.

In questi tre mesi deve essere avvenuto qualcosa di veramente straordinario, all’insaputa di tutti noi!

La sensazione di non avere di fronte un gruppo unito è stata poi definitivamente confermata da ogni singola parola pronunciata a nome delle tre formazioni politiche che hanno contribuito all’elezione di Fontana.

Il sindaco, fino a quel momento silente (immaginiamo quanto debba essergli costato) e dopo una diretta sollecitazione da parte di Rita Consoli per LCG, ha finalmente preso la parola e ha contribuito a rendere ancora più inquietante lo scenario che Grottaferrata si trova di fronte.

Fontana – al di là dei soliti atteggiamenti e parole poco gentili rivolte a chi osa esprimere pareri divergenti dai suoi (anche questo lo raccontiamo da mesi), ha esordito smentendo le parole della sua maggioranza: i suoi diciotto mesi di governo sono stati proficui e pieni di risultati e gli assessori “dimessi” hanno lavorato benissimo, meritando i suoi più sentiti ringraziamenti per “l’ottimo lavoro svolto”.

Un simile incipit rende incomprensibili le ragioni del cambiamento: per quale ragione un Sindaco, soddisfatto dell’operato dei suoi Assessori – che, ricordiamo, SONO NOMINATI DAL SINDACO – dovrebbe cambiarli? La risposta è talmente chiara (e, lo ripetiamo, preoccupante) da non meritare altre parole.

Il sindaco dimezzato non ha ritenuto di doversi soffermare sul “nuovo” programma, i famosi 28 punti, ma si è limitato a spiegare – ai 500 partecipanti al “Presepe”, come l’ha definito lui, “perché gli altri cittadini che stanno a casa non capirebbero, a loro interessano i fatti” – le due opzioni tra le quali è stato costretto a scegliere: dimettersi, con conseguente nuovo commissariamento, oppure restare in carica, per senso del dovere e di responsabilità.

Poiché si sarebbe trattato del terzo commissariamento in pochi anni, per il bene di Grottaferrata il sindaco ha deciso (o è stato costretto?) di rimanere al timone della barca, con la speranza che il suo equipaggio lo segua: non sappiamo a che prezzo.

Per chi è preoccupato per il bene di Grottaferrata rileviamo che l’eventuale nuovo commissariamento sarebbe durato al massimo 6 mesi, mentre questa giunta potrebbe durare in carica per altri 3 anni, con una evidente possibilità di fare danni 5 volte superiore.

Insomma, un pastrocchio. L’ennesimo. La nostra sensazione è che questa spiacevole vicenda avrà degli strascichi e aleggerà come un fantasma su ogni atto del Fontana 2 (.0): purtroppo, le coalizioni che si mettono insieme per governare sulla base dei numeri e non sulla base dei programmi, non funzionano.

Terminata la discussione sulla mozione di sfiducia, bocciata com’era prevedibile da questa nuova maggioranza che avrà presto modo di farci vedere di che pasta è fatta (mercoledì si discuteranno un certo numero di interpellanze, vedremo quante proposte saranno ascoltate con serenità d’animo e senza pregiudizi) La Città al Governo, come già fatto in precedenza per la votazione del nuovo Presidente del Consiglio, ha deciso di non partecipare alla discussione degli ultimi punti all’ordine del giorno e con LCG il pubblico è uscito dall’aula.

Le nuove nomine dei consiglieri di maggioranza che faranno parte delle varie commissioni e comitati smantellati in precedenza, nonché quelle dei capogruppo di maggioranza non potevano certo appassionare, i cittadini e non appassionano neanche LCG, che ha testimoniato, uscendo dall’aula, la sua lontananza da una politica vecchia e stantia di cui non condivide né contenuti né metodi.

La Città al Governo

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