Della delibera Rifiuti Zero e del suo destino segnato abbiamo parlato più volte negli ultimi mesi, dapprima illustrandone i contenuti e poi spiegando le ragioni pretestuose addotte da Ufficio Tecnico e Sindaco per motivarne l’inaccettabilità. Dopo 147 giorni dalla sua presentazione, la famosa proposta di delibera è finalmente arrivata in Consiglio, già in parte affossata dai pareri sopra richiamati e dalla definizione di “soluzione suggestiva” con la quale era stata identificata in un comunicato dell’Ufficio Stampa del Comune.
Ieri è andato in onda il suo affossamento definitivo, introdotto dai complimenti della consigliera Palozzi che, bontà sua, si è detta colpita dalla proprietà di linguaggio e dai contenuti della proposta.
Proprio un bell’argomento, spunti fantastici e tanti apprezzamenti perché, guarda caso, lo spirito ispiratore della proposta de La Città al Governo è in sintonia con il sentire dell’amministrazione in merito a temi così importanti. Però è necessario tagliare, accorciare, eliminare, svuotare: c’è sempre il consiglio di Stato e tanta incertezza sul futuro del nostro contratto. E se il gestore cambiasse e non fosse più quello attualmente impiegato?
Qualcuno, dai banchi della maggioranza, ha avanzato la solita proposta: modificare pesantemente il testo e trasformare la proposta di delibera in ordine del giorno. L’approccio è quello consueto: una disponibilità espressa a parole e contraddetta dall’immediata richiesta di svuotare di senso e di tagliare i contenuti qualificanti, così che il documento approvato non contenga nulla di realmente impegnativo per l’amministrazione. La differenza non è trascurabile. Una delibera impegna politicamente l’amministrazione a comportarsi secondo i suoi dettami, mentre l’ordine del giorno è un atto di indirizzo, contiene intenzioni e espressioni più sfumate e consiste nella formulazione di istruzioni e direttive al Sindaco o alla Giunta.
La realizzazione del Centro di Raccolta, il progetto pilota che prevedeva l’istituzione di Centri di Riuso e Riparazione, l’impegno al raggiungimento di quote di differenziata più vicine a quelle già previste nel contratto vigente (nel 2014 Grottaferrata è scesa sotto la soglia del 50%!), l’intenzione di adottare la tariffazione puntuale non appena le circostanze lo rendessero possibile, permettendo così una riduzione delle tasse pagate dai cittadini, la rendicontazione trasparente dei costi, il mantenimento di una contabilità separata che distinguesse le spese per le attività di raccolta e riciclo da quelle relative alla pulizia delle strade e al decoro urbano: tutto cassato. A parte le premesse, del testo sarebbe rimasto solo ciò che non avrebbe costretto l’amministrazione a impegnarsi sul serio (distribuzione di materiale informativo, azioni educative nelle scuole).
Nonostante questo, c’è stato un tentativo dei consiglieri de La Città al Governo di trovare un accordo con i capigruppo della maggioranza: limando, correggendo, ammorbidendo, si era arrivati a una formulazione che, forse, metteva d’accordo tutti. Tutti i consiglieri, ma non il padrone assoluto di questa maggioranza: il Sindaco Fontana non poteva permettere che si andasse contro il suo pensiero, sia pur per il bene di tutti i cittadini di Grottaferrata. Insieme al suo fido Assessore del Dolce Far Niente, Paolucci, ha preteso obbedienza ed allora … marcia indietro tutta.
“Nulla di più di un ordine del giorno”, questo il grido di battaglia con il quale il fido scudiero Tocci si è ripresentato in aula..
La Città al Governo avrebbe avuto un contentino, lo stesso che è stato offerto lo scorso ottobre alla proposta di aderire al progetto Lumiere presentata dal M5S: trasformata da adesione al progetto a, “valutazione del progetto Lumiere”, valutazione che ovviamente in nove mesi non si è mai trovato il tempo di fare!
La verità è che le incertezze circa il contratto in essere e la pronuncia del Consiglio di Stato non hanno nulla a che vedere con gli impegni che l’amministrazione prende con i cittadini rispetto all’adesione a una strategia sui rifiuti: è una scusa puerile. Semplicemente, l’amministrazione non ritiene importante – meglio, ritiene impossibile – iniziare il percorso verso l’adozione di comportamenti virtuosi in ottemperanza a quello che lo Stato Italiano e l’Europa stanno chiedendo. Tanto le tasse le pagano comunque i cittadini. Salate.
La proposta di delibera, votata solo dalle minoranze, è stata così bocciata.
E’ curioso – ma anche triste e sconcertante – che sia l’assessore competente (Paolucci) che il Sindaco, ai quali è stato esplicitamente chiesto in aula di pronunciarsi sulla proposta, abbiano declinato l’invito affermando di non avere nulla da dire o da aggiungere. Appunto sulla gestione dei rifiuti, che costa ai nostri concittadini 5 milioni di euro l’anno, il Sindaco Fontana e l’assessore Paolucci non hanno mai avuto niente da dire o da fare.
La Città al Governo
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