Si faccia una domanda, si dia una risposta: le sollecitazioni inascoltate

L’inossidabile Gigi Marzullo, nella sua rubrica Sottovoce, con la storica frase apparentemente bizzarra, sollecitava gli ospiti intervistati a riflettere sui loro dubbi per provare essi stessi a comprenderne le ragioni.
In effetti quella esortazione non è poi così bizzarra se si pensa alla difficoltà, o alla cattiva volontà, che spesso ha la gente per rispondere alle proprie domande.
Certo, se qualcuno si chiede “dove va l’automobile?” è facile rispondere che va, salvo incidenti, dove la porta il conducente. Ma se la domanda fosse “dove va il centro sinistra?” qui le cose si complicano, cosicché  anche l’estensore di un articolo recentemente apparso con quel sottotitolo su Il Corriere Tuscolano, non riesce a darsi una risposta. Eppure anche in questo caso si potrebbe dire, evidentemente identificando l’articolista  il centro sinistra con le sue rappresentanze organizzate, che va dove lo portano coloro che lo conducono (per di più sorretti dai successi delle “primarie”).
Ben diversa sarebbe la risposta se si pensasse al centro sinistra non già come all’intreccio di gruppi o fazioni in perenne competizione, intreccio non più tollerabile, bensì come ai valori ideali di progresso e di giustizia sociale che sono nella testa di coloro che vi si riconoscono e che pervicacemente ancora vi credono: quel centro sinistra resta saldo nell’impegno e nella faticosa azione di quanti non disperano in un reale cambiamento.
L’articolo inizia ponendo il dubbio che nell’ambito delle forze di centro sinistra vi sia qualcuno che abbia sbagliato competitore prendendosela con il PD. La questione è un po’ più complessa e per poterla leggere occorre correggere lo strabismo. Il vero avversario del centro sinistra è la brutta politica, e cioè chi la pratica, non chi la combatte, indipendentemente dalla sigla sotto cui agisce. Non è ora di prenderne atto?
Quell’articolo si chiude con l’esortazione a guarire dall’antico difetto della sinistra italiana di farsi male da sola. L’autore però non raccoglie l’esortazione di Marzullo; non si pone la domanda né si da una risposta su chi sia il responsabile del denunciato autolesionismo. E poi è cosi certo, come afferma, che  vi sia qualche politico affetto dalla sindrome dell’autoflagellazione? Anzi a me pare che l’autocritica, e la conseguente espiazione, siano del tutto aliene ai politici nostrani.

Nell’articolo poi ci si avventura in considerazioni quanto mai azzardate. Si ritiene che il PD sia “in grado di rappresentare e tutelare i principi ispiratori di tutti coloro che si dichiarano progressisti”. Quel “tutti” è privo di fondamento, a meno che si voglia dare al “si dichiarano” il valore di annuncio di circostanza (o convenienza), cioè non veritiero. In questo caso per essere rappresentati dal PD  è sufficiente dichiararsi progressisti, non necessariamente esserlo. L’ipotesi è credibile.

Per quanto riguarda la partecipazione alle primarie grottaferratesi, l’esortazione (almeno così pare) non può essere accolta. La nostra posizione è già stata espressa, come si può agevolmente comprendere dal manifesto che abbiamo reso pubblico: un’alternativa credibile per il centro sinistra. Alternativa vuol dire cosa altra, vuol dire altri obiettivi, altri metodi, altri attori. Quello che invece si va profilando, Renzi o non Renzi, primarie o non primarie, è la solita minestra riscaldata. C’è bisogno d’altro.

La Città al Governo
3 febbraio 2014