Tavolo Scuola – Ragioniamo insieme sulla proposta di riforma “La buona scuola”

Tavolo Scuola – Ragioniamo insieme sulla proposta di riforma “La buona scuola”

Introduzione

La partecipazione è uno strumento irrinunciabile della democrazia: anche se il modo in cui viene richiesta non è condivisibile, non si può e non si deve rinunciare a “partecipare”.

Si può invece, all’interno degli strumenti disponibili, cercare di pronunciarsi nel modo più democratico, più condivisibile e più chiaro possibile.

E’ in quest’ottica che la “Città al Governo” ha deciso di partecipare al dibattito proposto dal Governo con “La buona scuola”.

Il Workshop sarà certamente  un’importante occasione di confronto e riflessione critica sulle problematiche della scuola e sugli scenari che la proposta di governo sta delineando.

Non si tratta di aderire o meno ad un progetto di riforma che probabilmente è già stato deciso, bensì si tratta di acquisire e favorire la consapevolezza su un tema cardine del nostro tempo.

Questi che seguono sono i nostri contributi di integrazione al progetto “la buona scuola”. Sono frutto di molte ore dedicate allo studio del documento e alla condivisione delle proposte ideate all’interno del nostro gruppo “Tavolo Città dei bambini – Scuola”.

Oggi ne discuteremo ed eventualmente li integreremo con quanto emergerà dal lavoro dei tavoli odierni e da quanto le  due ore a disposizione consentiranno di fare.

Al termine dei lavori odierni certamente avremo una consapevolezza ben radicata su quanto contiene il progetto del governo e sapremo decidere se aderire o meno alla consultazione on-line e se partecipare alla corsa ai “like” che tanto sono necessari per portare sui tavoli governativi le nostre idee.

Siamo inoltre convinti che l’evento di oggi non è certamente un punto di arrivo. Questo incontro  potrà essere invece una piattaforma di partenza per la collaborazione e il confronto di idee fra cittadini, fra studenti, docenti,  genitori.

Oggi più che mai tutti gli attori della scuola sono chiamati ad unire le forze per poter immaginare e rendere possibile un futuro sostenibile ai nostri ragazzi.


CAPITOLI UNO E DUE

– CHI ASSUMIAMO, PERCHÉ E DOVE
– FORMAZIONE E CARRIERA
(Facilitatori Annarita e Assunta)
COSA MANCA:

1)          Prima dei “tagli” di Gelmini e Tremonti, la Scuola Primaria era la punta di diamante del sistema scolastico italiano. Uno dei punti di forza dell’organizzazione erano le compresenze tra le insegnanti. Probabilmente queste andrebbero ripristinate per poter garantire un lavoro individualizzato con i bambini che presentano problemi di apprendimento e per favorire la didattica laboratoriale o per piccoli gruppi. Tale intervento andrebbe a favore di un miglioramento della didattica soprattutto per gli alunni con più difficoltà.

2)          Negli anni il carico di lavoro dei docenti della Scuola Primaria è aumentato di molto rispetto al passato, non solo per ciò che riguarda le ore frontali di insegnamento, ma anche come lavoro fuori dalla classe. Inoltre oggi moltissimi insegnanti di Scuola Primaria e di Scuola dell’Infanzia sono laureati come i colleghi della Scuola Secondaria. A tal proposito sarebbe il momento di pensare ad un “ruolo unico” per gli insegnanti di tutti gli ordini di scuola, introducendo anche l’uniformità del trattamento economico.

3)          Nel progetto “La buona scuola” manca un investimento economico serio (non bastano 60 euro) per valorizzare la professionalità di tutti i docenti di ruolo che negli anni passati nonostante i tagli dei finanziamenti e il disinvestimento economico nella scuola, hanno sostenuto il sistema continuando a:

–          formarsi a proprie spese per attuare in classe pratiche didattiche innovative;

–          lavorare anche oltre l’orario su progetti e iniziative extrascolastiche senza essere retribuiti;

–          acquistare con i propri soldi materiali utili per la didattica della classe (fotocopie, libri…..).

4)          Andrebbe reso obbligatorio l’ultimo anno della Scuola dell’Infanzia.

NUOVE PROPOSTE / INTEGRAZIONI

1)      È giusto valutare gli insegnanti, ma non con il sistema proposto nel manuale “La buona scuola”. Occorre trovare dei sistemi oggettivi di valutazione del lavoro dei docenti perché a volte la discrezionalità del Dirigente Scolastico può essere penalizzante. Inoltre non è specificato chi sarà inserito nel Nucleo di Valutazione. Il sistema proposto non incentiva il lavoro collegiale tra i docenti che negli anni è stato uno degli elementi essenziali dell’organizzazione scolastica proprio a vantaggio degli alunni.

2)      Il sistema di avanzamento di carriera sulla base del merito andrebbe integrato con gli scatti di anzianità. E’ giusto premiare chi lavora di più e meglio, ma è anche giusto premiare l’esperienza che si acquista con anni di lavoro. Inoltre non è chiaro se lo scatto di merito, al quale si può accedere ogni tre anni, potrà essere mantenuto fino alla fine della carriera anche se nei trienni successivi non si riuscirà più ad avere un ulteriore scatto di merito.

3)       Il sistema delle “banche ore” è una buona idea, ma dovrebbe essere utilizzato anche per permettere agli insegnanti di recuperare le ore in più prestate e non retribuite per svolgere tutte quelle attività extrascolastiche che prima venivano finanziate con il MOF. Spesso gli insegnanti, per “passione” o “vocazione”, continuano a fare progetti per il miglioramento dell’offerta formativa impiegando ore aggiuntive che non vengono retribuite.

4)      La situazione del precariato è disdicevole e indegna di un paese civile, ma nello stabilizzare i docenti precari occorre prima verificare se le loro competenze e capacità siano adeguate agli obiettivi di rinnovamento e di qualità della formazione che la scuola deve prefiggersi.

5)      Sarebbe auspicabile favorire attività volte all’inclusione di alunni e famiglie a rischio di emarginazione sociale istituire corsi per agevolare l’ inserimento degli alunni extracomunitari e delle loro famiglie. Occorre ampliare l’organico degli insegnanti di sostegno.


CAPITOLO TRE

– AUTONOMIA, VALUTAZIONE E APERTURA
(Facilitatori Maria Teresa e Anna)
COSA MANCA:

1)      Non è previsto di ampliare le prerogative decisionali degli organi collegiali e di valorizzare il ruolo dei genitori al loro interno per una gestione democratica e trasparente delle risorse umane ed economiche.

2)      Non è previsto il coinvolgimento del collegio dei docenti nelle decisioni del dirigente in merito all’assegnazione delle cattedre e delle altre funzioni dei docenti.

 INTEGRAZIONI / NUOVE PROPOSTE

1)      Occorre operare un “bilanciamento dei poteri del dirigente”. È necessario dare maggiore dignità agli organismi di “controllo democratico” di studenti, genitori e insegnanti, in coerenza con una scuola che non è un “ufficio amministrativo, ma una “comunità scolastica che interagisce con la più vasta comunità sociale e civica” (art. 5 legge 477/73). Si devono rendere elettivi (all’interno del collegio dei docenti) i ruoli dei collaboratori del dirigente.

2)      I genitori devono essere coinvolti nel processo di valutazione, così come gli studenti a partire dalla scuola secondaria di secondo grado.

3)      È necessaria una rotazione dei dirigenti dopo un periodo standard (7-8 anni) per favorire la diffusione di buone pratiche ed evitare il cristallizzarsi di eventuali guasti derivanti da una cattiva gestione.

4)      Rendere obbligatorio il bilancio sociale per le scuole, con obbligo di pubblicazione sul sito istituzionale. Tale bilancio deve contenere una descrizione comprensibile di tutte le entrate (compreso il fondo d’istituto) e del loro utilizzo in base alle scelte progettuali che devono essere effettuate in modo democratico e trasparente.

COSA NON E’PIACIUTO

1)      Il demansionamento e la mobilità arbitraria dei docenti, così come si evincono dalla proposta “La Buona Scuola”, non consentono nessuna salvaguardia della dignità del docente, né garantiscono che le scelte del dirigente vengano effettuate per offrire percorsi di qualità all’utenza.

2)      L’incentivo economico deciso dai soli dirigenti rischia di creare clientelismi e favoritismi e non sarebbe garanzia di un miglioramento della qualità dell’offerta formativa.


CAPITOLO QUATTRO

– RIPENSARE CIÒ CHE SI IMPARA A SCUOLA
(Facilitatori Daniela e Anne Marie)
COSA MANCA

1)      L’inserimento di nuove materie o il loro incremento (vedi lingue straniere) non prevede un rinnovamento delle metodologie, delle pratiche e delle tecniche didattiche (e neanche una revisione delle strutture come palestre e laboratori).

2)      Un’organizzazione diversa delle classi (articolazione modulare di gruppi, compresenza, ecc…)

3)      Il rafforzamento dell’alfabetizzazione digitale non considera un adeguato potenziamento delle strutture, degli strumenti e dell’aggiornamento degli insegnanti.

4)      Non sono mai menzionati temi basilari per il futuro quali l’educazione alla sostenibilità, la sensibilità verso i consumi energetici, la corretta gestione dei rifiuti, i concetti di riuso, riciclo, scambio e condivisione.

5)      Mancano l’incoraggiamento alla cultura della partecipazione attiva, sia in ambito scolastico che nella società, e uno stimolo allo spirito critico e alla sperimentazione di idee alternative.

 INTEGRAZIONI / NUOVE PROPOSTE

1)      Il ripristino delle ore sottratte nel corso degli anni a discipline come musica e storia dell’arte dovrebbe andare di pari passo con la reintegrazione delle riduzioni all’orario settimanale di altre discipline e le abolizioni attuate dalla riforma Gelmini (riduzioni orarie di Lettere e Tecnologia alle scuole secondarie di I grado, di geografia e delle ore di laboratorio negli istituti tecnici e professionali, l’abolizione delle sperimentazioni) e con il potenziamento anche di altre discipline come ad esempio l’insegnamento delle seconde lingue straniere.

2)      Diffondere in tutte le scuole gli scambi interculturali con modalità più semplici  per renderli accessibili a tutti  sia dal punto di visto economico che culturale( alloggio presso le famiglie)

3)      Aule attrezzate per ogni materia (lingue, geografia, scienze, musica…) dove sono gli alunni  stessi a recarsi ad ogni cambio di materia; la ristrutturazione delle palestre o/e accordi con i comuni per usi degli impianti sportivi comunali (piscine…).

4)      L’introduzione dell’insegnamento delle discipline economico – finanziarie anche nei licei classico e scientifico è di per sé una buona idea, ma le discipline economico-finanziarie dovranno anche prendere in considerazione la salvaguardia delle ormai scarse risorse naturali disponibili sul pianeta e la salvaguardia della qualità della vita. Solo così la scuola può incidere in modo innovativo sul futuro, diventando promotrice di una nuova coscienza e di un concetto di economia più sostenibile. 


 CAPITOLO CINQUE

– FONDATA SUL LAVORO
(Facilitatore Simona)
COSA MANCA

1)      Il fatto dichiarato nel report che la scuola ”non riesce a tenere con sé i ragazzi e non offre loro quello che si aspettano” non è assolutamente collegato con la mancanza di investimenti strutturali, ma piuttosto ad una mancata riflessione su come appassionare i ragazzi agli argomenti che la scuola tratta, su come generare amore per il sapere.

2)      Manca l’investimento nella qualità del tempo che i ragazzi passano a scuola.

3)      La formazione attraverso esperienze pratiche non dovrebbe riguardare solo i profili lavorativi tecnico- professionali, sarebbe come dire che non crediamo sul futuro di ragazzi che investono nella formazione di saperi altri e nella possibilità di ridefinire le competenze tradizionali alla luce della modernità.

INTEGRAZIONI / NUOVE PROPOSTE

L’atlante del lavoro che cambia è importante per orientare i ragazzi a scegliere il percorso formativo, da una parte tenendo conto delle loro attitudini, dall’altra per produrre un’offerta più rispondente al mondo che cambia. È importante in ogni caso lasciare uno spazio anche ai sogni e alla creatività, che risultano un’eccellente palestra per stimolare le capacità di problem solving.


CAPITOLO SEI

– LE RISORSE
(Facilitatore Rita)
COSA MANCA

1)      Ne “La buona scuola” si dice che fino al oggi spesso il MOF (Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa), è stato dirottato. all’interno del sistema scolastico. su altre finalità. Manca l’indicazione di quali impegni si assumono per evitare che ciò accada di nuovo. Manca l’indicazione precisa di come ciò sia evitabile senza penalizzare i docenti togliendo loro gli scatti di anzianità.

2)      La parola CULTURA è citata pochissime volte nelle 136 pagine del documento. Come si può formulare un piano di riforma ignorando un termine (e quindi un concetto) così basilare?

3)      Meno costi per le famiglie: Non c’è nessuna considerazione o proponimento sui libri di testo e sui costi delle famiglie, non c’è nulla sullo scandalo delle nuove edizioni che è obbligatorio acquistare senza poter acceder al mercato dell’usato. Edizioni che consistono spesso solo in una diversa distribuzione degli esercizi e degli argomenti.

4)      Manca l’indicazione chiara di quali meccanismi vengono adottati per evitare che gli interventi economici dei privati possano stravolgere le prerogative della scuola pubblica. Come evitare intromissioni di interessi privati in una struttura di interesse collettivo e nazionale? Come evitare che i finanziamenti privati creino disparità fra istituti e zone geografiche? Come garantire una pari opportunità per gli alunni di tutto il territorio nazionale?

5)      La sola riforma della scuola non attirerà né investitori esterni, né creerà lavoro se non si affronteranno seriamente altri aspetti quali il rispetto della legalità, la lottaalle corruzioni e ai sistemi di potere che alimentano clientelismo e nepotismo all’interno delle scuole e delle università.

INTEGRAZIONI / NUOVE PROPOSTE

1)      Il reintegro parziale del MOF potrà essere destinato a “quegli istituiti che sviluppano pratiche di potenziamento”. Occorre differenziare le forme di finanziamento per evitare di intervenire e sostenere economicamente solo quelle realtà che sono già in grado di proporre innovazione. Devono essere sostenute anche e soprattutto quelle scuole che invece si trovano in condizioni difficili sia per il territorio in cui sono dislocate che per la realtà sociale a cui si rivolgono.

2)      Meno costi per le famiglie: A livello fiscale va riconosciuta alle famiglie, la possibilità di effettuare la deduzione/detrazione di tutte le spese legate al percorso scolastico (libri di testo, viaggi d’istruzione, uscite sul territorio, attività integrative contenute nel POF).


POST AGGIUNTIVI PER LE STANZE

Nel complesso l’apparato statale risulta incapace di gestire in attivo i beni collettivi e sta sempre più alleggerendosi di consistenti capitoli di spesa delegando ai privati anche i settori strategici come energia, istruzione, pensioni, sanità, ecc., continuando a mantenere un pesante, costoso, deresponsabilizzato apparato burocratico.

Ogni scuola connessa

Se è certamente auspicabile la conoscenza di linguaggi di programmazione, l’equazione “digitalizzazione = efficienza” è palesemente falsa. È provato che l’adagiarsi esclusivamente su ausili digitali comporta rischi pericolosi:

o   gli studenti abituati esclusivamente all’uso della calcolatrice spesso perdono la capacità di fare calcoli ed operazioni elementari a mente;

o   c’è il rischio di bloccare ogni attività didattica in caso di mancanza di fornitura elettrica;

o   alcuni studi di incidenti aerei hanno evidenziato come l’affidarsi esclusivamente al sofisticatissimo software di bordo abbia, in più circostanze, fatto sì che in caso di anomalie i piloti perdessero la capacità di adottare la manovra corretta, causando lo schianto dei veicoli. Sulla base di ciò si sta iniziando ad adottare software in grado di interagire in modo più impegnativo e in grado di allenare la mente di chi lo usa.

Infine, come dicono gli anglosassoni, nei computer “Se entra spazzatura, esce spazzatura”, per cui i programmi sono tanto “buoni” quanto chi li scrive.